L’esperienza è un luogo magico dove la fantasia incontra e s’abbraccia stretta stretta con la realtà. Un sussurro a fior d’orecchio, uno sfarfallio delle valvole, il profumo di un ricordo. Inizia così un gioco di inseguimenti, spintoni e  risate che rimanda all’essenza delle cose.
All’essenza di una sensorialità voluttuosa, di una carnalità umana che travolge anima e corpo. Spirito e mente. Cuore e ragione.
Cosa siamo, del resto, noi umani se non un coacervo di emozioni interne, scaturenti da stimolo esterni? E cos’è la realtà che ci circonda se non un insieme di tanti piccoli noi, che si prendono e lasciano all’infinito?
Una giostra di cavalli imbizzarriti ruota sotto di noi, che non sempre riusciamo a sfiorarci e spesso non sappiamo lasciarci. Così, nel mezzo della rivoluzione, il tutto diviene niente e il niente tutto. Ciò che prima non era assume una forma e ciò che l’aveva la perde per disfarsi e, nell’oblio, riplasmarsi.
Un germoglio timido s’affaccia oltre una linea diritta: ad attenderlo, un vuoto bianco da fare male agli occhi. Tuffarsi o no? Da una parte l’ignoto, dall’altra il limite fissato dalla ragione che ogni cosa ordina, imprigiona, possiede.
Il sapore di un bacio caldo, l’odore caro di uno sconosciuto, il tocco fiabesco di una brama feroce: ardiamo, c’intrecciamo, cresciamo e diventiamo altro – una forma diversa dell’io di sempre.
(es)senza.